
Materia, memoria e mobilità: i racconti di design più evocativi della Milano Design Week 2025
Alla Milano Design Week 2025, il design si è fatto racconto in movimento, attraversando tempo, materia e paesaggio. Dai salotti mobili del treno Arlecchino, simbolo del modernismo italiano, alle installazioni immersive firmate Hermès, WonderGlass e Lexus, il progetto si è trasformato in esperienza sensibile e condivisa. La quarta edizione di Prada Frames è stata ospitata negli spazi del Padiglione Reale della stazione di Milano Centrale e a bordo del treno ETR 252 Arlecchino, simbolo del boom economico italiano degli anni ’60. Un evento che ha trasformato luoghi iconici della storia in scenari di confronto sul futuro: il simposio curato da Formafantasma, ha riunito studiosi, architetti e designer da tutto il mondo per riflettere sul rapporto tra ambiente, cultura e progettazione, in un dialogo profondo tra memoria e innovazione. Il leggendario treno Arlecchino, progettato da Gio Ponti e Giulio Minoletti negli anni ’50, ha accolto il pubblico diventando teatro di conversazioni su mobilità, infrastrutture e design contemporaneo. Il treno è stato definito un “salotto avveniristico del jet set di mezzo secolo fa” e descrive perfettamente l’attenzione di Ponti per l’eleganza, l’innovazione e il comfort, elementi distintivi del suo approccio al design. (copertina: photo credits Prada)
Tra i tanti intervenuti al simposio, Nick Hunt, ha descritto il vento come infrastruttura invisibile. Lo scrittore britannico ha esplorato l’Europa seguendo le rotte di quattro venti antichi (Föhn, Mistral, Bora ed Helm) rivelando come questi abbiano plasmato tradizioni locali, forme costruttive e immaginari collettivi. Le case orientate per evitare raffiche gelide, i materiali scelti per resistere alle intemperie, gli stati d’animo e i ritmi quotidiani influenzati da queste forze: tutto, per Hunt, diventa testimonianza di una relazione antica tra l’uomo e l’elemento eolico. Durante il simposio ha portato sul palco un’idea tanto poetica quanto radicale: il vento come infrastruttura invisibile che modella l’architettura, i paesaggi e i nostri modi di vivere. Nel contesto contemporaneo del design, questa visione apre nuovi scenari. E se il vento fosse una “rete naturale” che attraversa i confini politici, culturali e disciplinari? Un’infrastruttura non codificata, capace di mettere in dialogo design, ecologia e storytelling? In un’epoca di crisi climatica e necessità di ripensare i paradigmi del costruire, l’idea di “abitare il vento” non è solo una metafora poetica, ma un invito concreto a immaginare architetture e oggetti che assecondino il contesto naturale.
Photo Credits: Lexus
Lexus, durante la Milano Design Week 2025, ha presentato l’installazione “A-Un”, un’opera interattiva che fonde tecnologia e filosofia giapponese. Ispirata al concetto di “Black Butterfly”, l’interfaccia della concept car LF-ZC, l’installazione è frutto della collaborazione tra l’agenzia creativa SIX Inc. e lo studio di design STUDEO. “A-Un” incarna il principio di “Aun no kokyo”, la respirazione in armonia, offrendo un’esperienza immersiva che simboleggia la comunicazione fluida tra uomo e macchina; l’installazione, era in grado di rilevare contemporaneamente il battito cardiaco di 5 visitatori e di entrare in sincronia con le persone, rilasciando immagini immersive e suggestive. Parallelamente, Lexus presentava “Discover Together”, un progetto di co-creazione che coinvolge giovani talenti internazionali, tra cui Bascule Inc., la Northeastern University e il Lexus Designer Team, per esplorare nuove possibilità di interazione tra esseri umani e tecnologie emergenti, in un rapporto sempre più duttile tra uomo e tecnologia.
Photo Credits: WonderGlass
WonderGlass, all’Istituto dei Ciechi di Milano, presentava POETICA, un’installazione che dava spazio alle nuove opere di Vincent Van Duysen e Ronan Bouroullec, con il contributo di Officine Saffi Lab. Il progetto esplora il vetro come contenitore di memoria e immaginazione, trasformando materiali tangibili in narrative poetiche e personalizzabili. I vetri infatti sono realizzati con l’intento di cercare un’interazione con l’uomo. Il titolo richiama l’antica arte del fare e del raccontare, rivelando come forme, colori e texture diventino linguaggi emotivi e culturali. In POETICA emergeva l’equilibrio tra l’ordinario e l’astratto: ogni oggetto rivelava nuove dimensioni attraverso l’interazione con lo spazio circostante e con chi lo guarda o lo usa. L’installazione ha anche celebrato la collaborazione tra menti creative e mani artigiane, trasformando il design in un processo condiviso, dove la percezione finale diventa parte integrante dell’opera stessa.
Photo Credits: Hermès
La settimana del design milanese, è stata anche palcoscenico per Hermès che ha presentato, come ormai di consueto alla Pelota di via Palermo, un’installazione immersiva che celebrava la materia (impalpabile) e la luce. Curata da Charlotte Macaux Perelman e Alexis Fabry, la scenografia trasformava lo spazio in un palcoscenico etereo, dove strutture, anche se solide e pesanti, erano sospese, fluttuavano e giocavano con le ombre colorate, rivelando le nuove creazioni della maison. Gli oggetti si svelavano gradualmente in una collezione senza tempo, dove design ed heritage si fondono in un racconto poetico che esplora l’equilibrio tra radici artigianali e innovazione contemporanea, con materiali come vetro colorato, legno e ceramica.